Leggere per gioco | Torna “Per qualche libro in più” alle scuole medie di Calvi Risorta

Sabato 16 Maggio mattina, nelle scuole medie di Calvi Risorta, ci sarà la seconda edizione di “Per qualche libro in più”. L’appuntamento, proposto dagli attivisti del Laboratorio 80mq, in collaborazione con i docenti dell’Istituto Autonomo Comprensivo Cales di Calvi Risorta e sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, ha il fine di stimolare l’amore per la lettura, la voglia di conoscenza e la giusta consapevolezza di questi valori. Noi tutti crediamo che solo una mente “aperta”, ricca di conoscenze, vocaboli, facoltà critiche, idee, creatività possa far sentire un uomo e, ancor più, un giovane veramente libero.

Gli attivisti scelgono di proporre libri che appartengono al patrimonio mondiale della letteratura moderna e contemporanea. In particolare, per questa edizione, è stato scelto un titolo che ha segnato la crescita umana e creativa di tanti giovani: IL PICCOLO PRINCIPE, scritto nel 1942 da Antoine de Saint-Exupéry.

Cinque giochi metteranno alla prova la conoscenza del libro acquisita dai ragazzi, ma anche la loro fantasia e capacità di immaginare ciò che possa andare oltre la semplice storia, stimolando la riflessione e, perché no, stimolando la voglia di costruire con le idee una realtà diversa, migliore che vada oltre l’insoddisfacente realtà.

L’appuntamento è pienamente in linea con lo spirito dell’iniziativa di carattere nazionale “Il maggio dei libri. Leggere fa crescere” che, anche quest’anno si svolgerà in tutta Italia questo mese. Leggere fa crescere: è questo lo spirito de “Il Maggio dei Libri”, la campagna nazionale nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.

Foto dell’edizione 2011 presso IAC Cales di Calvi Risorta

Presentazione del libro “Don Diana, un martire in terra di camorra” di Raffaele Sardo

Domenica 3 maggio alle 18.00 alla Piccola Libreria 80mq di Calvi Risorta in provincia di Caserta, ci sarà un incontro con lo scrittore Raffaele Sardo, già autore di “La bestia” e “Al di la della notte”, entrambi cronistoria di camorra in terra Campana.

L’appuntamento sarà l’occasione per presentare il suo ultimo libro “Don Peppe Diana. Un martire in terra di camorra”, con ospiti, oltre lo stesso Sardo, anche Roberto Fiorillo, fondatore e socio della cooperativa sociale “Le terre di don Peppe diana”, Pina Abate e Emiliano Sanges della cooperativa sociale Apeiron di Pignataro Maggiore. Roberto, Pina e Emiliano racconteranno i successi e le difficolta che queste nostre zone riservano a chi vuol avviare progetti di imprenditoria sociale, operando e riconvertendo ad altro uso i beni confiscati alla camorra.

L’incontro nasce dall’esigenza di voler affrontare la tematica camorra, un tema sempre attuale nella nostra terra, sperando che queste testimonianze possano sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica, la quale si indigna sempre più di rado.

IL LIBRO: Il testo, come si può intuire dal titolo, ha come protagonista il prete anticamorra don Peppe Diana, e si sviluppa  raccontando  un ipotetico incontro e dialogo tra il prete di Casal di Principe e suo padre, deceduto nel 2011. Un vero e proprio excursus sulla storia del clan dei casalesi, una cronistoria dei travagliati anni 90 in terra di lavoro che hanno visto la nascita di una coscienza civile da parte delle popolazioni locali.

Appuntamento a domenica 3 maggio alle ore 18.00 nella Piccola Libreria 80mq, in via Garibaldi 46 a Calvi Risorta.

Cosa significa essere antifascisti oggi

Odio gli indifferenti; credo che vivere voglia dire essere partigiani; chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia, opera potentemente nella storia; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti….vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti

Così citava il politico, filosofo e giornalista Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista e che sempre s’impegnò in una lotta contro il regime fascista,dal quale fu anche incarcerato.

Noi giovani del laboratorio 80mq ci impegniamo affinché l’antifascismo non sia solo un fatto storicamente avvenuto in un passato più o meno lontano, non sia più visto da molti giovani come un “pericolo scampato”, come delle paure ormai superate; ci proponiamo invece di tenere il dibattito sempre acceso, cerchiamo di non sottovalutare ogni focolaio che possa rigenerarsi, tentiamo di prestare la dovuta attenzione ai gravi fatti attuali che destano preoccupazione per la vita giusta della società civile ma che spesso vengono decontestuallizzati da una vera e propria matrice di stampo fascista, tanto da essere facilmente sottovalutati nella loro portata persuasiva. A questo proposito esprimiamo il nostro pensiero per convincerci e convincere a non abbassare la guardia nei confronti di un male che tanto dolore ha già portato in passato ma che non smette di farlo tutt’oggi, disegnando una società divisa, timorosa, razzista e diseguale!

Il fascismo non è morto il 25 aprile 1945. Sin dalla fine della II guerra mondiale, i fascisti si nascondono dietro sigle e partiti che professano con nuovi linguaggi la solita fetida ideologia, fondata su ignoranza e violenza. Il problema, tuttavia, non è tanto questo fascismo che potremmo definire “visibile”, fatto di gruppi e gruppetti di provocatori, di stupide teste rasate e urlatori da stadio che ancora credono alla favola del “Quando c’era lui i treni partivano in orario”. Il vero problema sono, in realtà, quelle pratiche fasciste e razziste, più o meno velate, che ancora caratterizzano la nostra società e che si nascondono dietro misure istituzionalizzate apparentemente innocue di “ pubblica sicurezza”, di “ordine pubblico” e di “prevenzione”. Gli eventi degli ultimi giorni ci dimostrano chiaramente come tali pratiche fasciste siano estremamente radicate nella nostra quotidianità. Le stragi dei migranti e l’inadeguata accoglienza che questi ricevono, non sono nient’altro che l’espressione di una volontà e di un’indentità fascista dell’Italia e dell’Europa in generale, che preferisce lasciar morire le persone in mare o rilegarle in uno stato di semi-schiavitù, piuttosto che rischiare quello che l’Occidente e le camice nere del nuovo millennio chiamano una “contaminazione culturale”. C’è, inoltre, qualcosa di estremante aberrante e che ricorda il nostro passato coloniale quando come soluzione a queste tragedie si propongono degli attacchi militari verso le coste libiche e non, ad esempio, l’apertura di un canale umanitario per favorire l’accesso alla blindatissima Europa. In effetti, negli ultimi anni in tutta l’Unione Europea (Italia compresa) si è assistito ad un aumento delle aggressioni verso gli stranieri, i musulmani, i Rom e in generale verso l’ “Altro” e il “diverso”. Pertanto, è in queste nuove forma di nazionalismo, di razzismo e di xenofobia, senza parlare dei continui attacchi ai diritti, agli spazi di democrazia e libertà, all’uguaglianza che il fascismo continua ad esistere e ad evvelenare le nostre comunità. A tutto ciò noi dobbiamo opporci mostrando attraverso la cultura come la società civile sia impregnata di questo marciume, di queste logiche classiste, razziste, nazionaliste e sempre attraverso questa mostrare come ci si possa liberare da tutto ciò e fondare così una nuova società più giusta e, quindi, antifascista.

Il passato ci regala grandi lotte condotte a costo della propria vita, grandi azioni coraggiose, grandi insegnamenti che dovremo far nostri nella formazione di coscienze più consapevoli e riflessive, che si indignino dinanzi a soprusi ancora oggi in atto nei confronti degli stranieri, dei più deboli e dei diversi. La storia ci insegna che l’antifascismo, pur non ponendosi come un unico movimento unitario – le forze sociali impegnate contro il fascismo furono molteplici e caratterizzate da spontanei movimenti operai, contadini e popolari – ha avuto il grande merito di opporre la prima forma di resistenza alla dittatura dilagante in Italia, attraverso azioni e atti di coraggio da parte delle più disparate personalità della classe subalterna.

Dobbiamo avere il coraggio e la consapevolezza di ammettere che, nonostante le grandi lotte passate, le tante e dolorose morti di chi ha strenuamente combattuto contro idee ingiuste, c’è ancora molto da fare e da dire in una società che, più che estirpare definitivamente questo male l’ha “normalizzato”, l’ha reso silenzioso e quotidiano, l’ha reso un “modus vivendi”. Una cultura ormai metabolizzata che ci fa vedere lo straniero come un delinquente, il lavoratore come un nullafacente cui tutto è dovuto, il “diverso” come un qualcosa di pericoloso da contrastare, l’associazionismo come un pericolo, i gruppi alternativi come fondatori di pseudo-ideologie che vogliono stravolgere lo status quo che,invece, non va destabilizzato. A questo modo di vedere, intriso di disuguaglianze e ingiustizie sociali bisogna continuare ad opporsi.

Il male non è sopito! Tutt’oggi non bisogna abbassare la guardia, c’è bisogno di essere attenti, di avere il controllo delle situazioni più silenziose per non lasciare nuovo spazio al fascismo o al neofascismo. C’è bisogno di unire chi, all’epoca, ha combattuto da partigiano a chi oggi pensa da antifascista; c’è bisogno di unire i valori della Resistenza a quelli dell’associazionismo. C’è bisogno di unire il ricordo di chi ha dato la propria vita per la nostra libertà e la giustizia e chi, ancora oggi, vuole più rispetto dei diritti umani e una società più giusta. E’ nel ricordo, nell’informazione, nella collaborazione, nella denuncia delle disuguaglianze che stanno un futuro antifascista e una società migliore!

(intervento sull’antifascismo – 25/04/2015 LIBrERiAZIONE VI edizione)

LIBrERiAZIONE – 6 anni in 80mq

Siamo giunti alla sesta edizione di LIBrERiAZIONE, appuntamento in memoria delle lotte antifasciste per la libertà.

Come da tradizione il 25 Aprile a Calvi Risorta ci sarà un momento culturale e ricreativo, dove rinsaldare i valori di chi ha dedicato la propria vita alla conquista della libertà: rispetto, uguaglianza e solidarietà.

Tutto si svolgerà lungo via Garibaldi e largo Benedetto D’Innocenzo a Calvi Risorta, a pochi passi dalla Piccola Libreria 80mq che, nella stessa giornata, compie il suo sesto compleanno.

Si inizierà alle 21.00 con una mostra fotografica e documentaria su Benedetto D’Innocenzo, militante antifascista caleno che, negli anni della dittatura mussoliniana, ha sempre lottato contro di essa prendendo parte, sul territorio, alla costruzione di un fronte di resistenza. La mostra, a cura di Paola Broccoli, conterrà documenti e foto inedite del ventennio e ha come fine quello di raccontare il contributo dato dall’AgroCaleno nella resistenza alle camicie nere.

Dalle 21.30, invece, si esibiranno in concerto i Figli di un Do Minore e i P.o.p.p.o. (Piccola Orchestra per prestazioni occasionali). Due gruppi che si caratterizzano per le sonorità ricercate che vanno dal rock al jazz, con pezzi propri e cover reinterpretate per divertire gli ascoltatori attenti.

L’ingresso per prendere parte a tutta la manifestazione è libero, gratuito e aperto a tutti…tranne che a fascisti e perditempo!

Considerazioni a conclusione dell’assemblea sulla legge 194

L’assemblea di sabato alla Piccola Libreria 80mq, sull’importanza di creare consapevolezza sulla legge 194, è stata un momento di confronto basato sullo stato delle cose e sulla necessità di coinvolgere tutti nelle difesa di un diritto fondamentale dell’individuo, in particolare di tutte le donne, di poter decidere del proprio corpo.
Eravamo tantissimi e questo dimostra la forte attenzione che c’è ancora sul tema. Dopo le testimonianza dell’avvocato Elena Coccia, femminista del comitato pro 194, e del ginecologo non obiettore Giampiero Di Marco, è iniziato un confronto sulle criticità di una legge che se da un lato ha permesso un grande balzo in avanti in termini di conquiste civili, dall’altro contiene ancora degli aspetti da migliorare, come la possibilità incondizionata di dichiararsi obiettori di coscienza, limitando quindi un diritto riconosciuto dalla legge.
Dopo i tanti interventi, é stata riaffermata la necessità di tutelare la legge 194, volta a salvaguardare l’integrità psicofisica della donna, garantendo un’assistenza qualificata in strutture pubbliche, completamente gratuite. Alla base di tutto c’è la necessità di respingere qualsiasi forma di strumentalizzazione che possa anche minimamente scalfire la laicità di una legge dello Stato italiano, voluta e votata da milioni di cittadini.
Infine, per sopperire alla disinformazione che aleggia sul tema ci preme condividere con tutti le opportunità e le possibilità che ha una donna nel ricevere aiuto e assistenza anche grazie a gruppi come quello dell’UDI (Unione Donne Italiane). Tale comitato dà assistenza non solo morale ma anche pratica a chi vi si rivolge, garantendo al soggetto di poter trovare ospedali dove ricevere le cure necessarie garantite dalla legge 194, scavalcando quindi l’ostacolo dei medici obiettori di coscienza.
In calce a tutto, dopo il silenzio di questi giorni per non cadere nella bufera alzata da una sterile provocazione, permetteteci una considerazione anche su quanto successo a seguito delle dichiarazioni del parroco di Vairano Patenora, Luigi De Rosa.
Lungi da noi elargire sentenze e giudizi, queste cose le lasciamo ad altri, le lasciamo a chi crede di essere investito da una morale superiore tale da poter asserire cose vergognose e infondate sentendosi in dovere di dirle e ribadirle. Purtroppo ancora una volta ci troviamo a combattere contro ignoranza, stupidità e maleducazione; é il caso del vile e becero attacco effettuato dal prete di Vairano Scalo Luigi de Rosa, il quale non ha esitato a definire “puttane , troie e sgualdrine ” le donne che scelgono o solo pensano di poter praticare l’aborto, condizione sancita da una legge dello stato, la 194 appunto. La Piccola Libreria 80mq e in particolare le attiviste donne, condanna fermamente le parole di Luigi de Rosa, volgari ed offensive, pregiudizievoli e soprattutto pregne del più bieco maschilismo.
In conclusione, ribadiamo il nostro impegno a lavorare sul fronte dell’informazione e a costruire sempre più luoghi di confronto come quelli di domenica. Solo in questo modo si può costruire consapevolezza circa i propri diritti e coscienza nel difenderli continuamente.

Legge 194 ed obiezione di coscienza. ASSEMBLEA PUBBLICA

Sabato 11 Aprile allre ore 17.30, in contemporanea con la manifestazione nazionale contro l’aborto, la Piccola Libreria 80mq invita tutti a partecipare ad una assemblea per discutere sulla libertà di poter scegliere del proprio corpo e sull’importanza della legge 194 (interruzione volontaria di gravidanza).

INTERVERRANNO:

Elena Coccia avvocato penalista | comitato per l’applicazione della 194 | femminista
Giampiero di Marco  ginecologo non obiettore

Abbiamo scelto di organizzare questa assemblea in quanto lo stesso giorno si svolgerà a Caserta, dinanzi alla clinica S. Anna, una preghiera collettiva da parte del movimento cosiddetto (o autodefinitosi) “pro life” nei confronti di chi sceglie una via diversa dalla loro idea seppur garantita dalla legge. Noi crediamo, invece, sia più utile discutere, argomentare, ascoltare e scambiare opinioni in merito, tenendo fermamente presente la libertà di coscienza di ogni singola donna che, in autonomia e senza condizionamento alcuno, deve poter operare una scelta di vita (già complessa e spesso anche dolorosa) che sia consapevole e propria, senza per questo sentirsi oggetto di critiche o “criminalizzata” come fosse un essere indegno, un’assassina o una persona contro la vita.